Dare l’esempio è una rara opportunità.
Non è concesso a tutti, essere visti mentre si è retti, giusti, credibili — e creduti.
Ai più, come ai calciatori inquadrati in primo piano dopo un’azione, capita di essere sorpresi solo mentre sputano… o col dito nel naso.
Dare l’esempio, dunque, non ha molto a che fare con ciò che siamo, ma con come appariamo, nell’attimo esatto in cui, per puro caso, qualcuno guarda nella nostra direzione.
È vero: non corrisponde a ciò che siamo davvero.
Forse lo rappresenta — ma solo per una frazione infinitesimale di tempo.
Nel dubbio, proviamo comunque a non sfigurare.
Sforziamoci di mostrare il nostro lato migliore.
Quello peggiore — con i nostri vizi deplorevoli, le parolacce, le arrabbiature e tutte le brutture dell’umanità — c’è comunque.
Diamolo per scontato, ma non facciamone una bandiera.
Non perché siamo ipocriti o vogliamo negare che sia parte di noi.
Ma perché… i bambini ci guardano.
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